"Non potendo essere martiri, almeno dei nostri
testimoni riscopriamo la grandezza e la fecondità" così scriveva S.
Ambrogio facendo diventare il culto di certe personalità una privilegiata
sorgente di fervore ecclesiale. E così dopo alcuni anni Laurignano ha
festeggiato, la scorsa settimana, il santo martire Oliverio, patrono principale
della comunità religiosa e civile. E' stata una riscoperta di un tesoro di
famiglia ormai dimenticato che si desiderava, da tempo, tornasse a
riconquistare nella coscienza della collettività il suo giusto rilievo. Questa
festa ha infatti segnato per secoli la storia locale.
"Dopo il lungo periodo di dimenticanza e di oblio -
tiene a sottolineare Tonino Scarcello, fra i più attivi promotori della rinata
festa - sono ritornati i festeggiamenti
in onore di S. Oliverio Martire, voluti fortemente da un comitato spontaneo di
fedeli ma soprattutto da padre Giovanni Battista Marino, il nostro parroco da
ormai un anno. Come Laurignanesi abbiamo salutato l'iniziativa con entusiasmo,
pronti a coglierne tutti quegli auspici (lo spirito religioso, la coscienza
dell’identità e dell’appartenenza) ad essa saldamente intrecciati".
Riproporre a distanza di anni la celebrazione liturgica
del culto di S. Oliverio, patrono e protettore di Laurignano, ha significato
per i laurignanesi soprattutto, riavvicinarsi con rinnovato fervore ad una
tradizione particolarmente sentita dalla comunità parrocchiale, che affonda le
radici in tempi remoti e che unisce idealmente all’animo e alla fede degli
antichi padri.
Ma chi era questo martire della fede? Chi ha introdotto il
suo culto nella contrada di Laurignano? Come vi è arrivato? Rispondere a questi
interrogativi è compito arduo, visto che di lui si sa poco o nulla. Alcune
fonti agiografiche ne ignorano persino l'esistenza, altre non fanno alcun cenno
alla sua vita, ai luoghi del martirio, all'epoca in cui è vissuto.
Sicura è la
presenza di una chiesa parrocchiale dedicata a Sancti Laberii, poi Sanctus
Laberius, attestata in due documenti della Cancelleria Vaticana, il primo dei
quali datato 25 gennaio 1413. Sin dalle sue origini, il culto di S. Laverio si
è perpetuato ininterrottamente fino ai nostri giorni, connotandosi,
specialmente nei secoli dell'Evo Moderno, come momento catalizzatore della
devozione e religiosità popolare laurignanese. Tra XV e XVI secolo, nel
ristretto ambito del contado, la parrocchia di S. Laverio aveva la prerogativa
di chiesa battesimale e matrice, e attendeva all'amministrazione dei sacramenti
e cura animarum dei fedeli.
S. Lorenzo, S. Nicola e SS.mo Salvatore erano invece altre
parrocchie sine cura sparse sul territorio. Dopo il concilio Tridentino, S.
Laverio è rimasta la sola parrocchia in territorio di Laurignano di cui si
hanno notizie certe. Tra Medioevo ed Età Moderna, in una realtà sociale ed
economica segnata dalla precarietà esistenziale, dalla fame e dall’indigenza,
S. Laverio rappresenava per i Laurignanesi un referente privilegiato, un
intercessore con cui instaurare un rapporto diretto e appagante; prostrarsi ai
suoi piedi rinsaldava la fede, in fiduciosa attesa dell’intervento miracoloso.
A lui ci si rivolgeva per invocare protezione dalla natura infida, un buon
raccolto, una sana figliolanza, una grazia.
"In questa nostra epoca gravida d'inquietudine e
avviluppata nella mediocrità - conclude Tonino Scarcello - s'impone sempre più
vibratamente il bisogno di una riscoperta delle nostre radici e della nostra
storia. Di qui discende il significato intrinseco di questa commemorazione
liturgica, una professione di fede che abbiamo il dovere di preservare dalla
polvere dell’indifferenza per tramandarla alle generazioni future. Come
testimonianza, come battito profondo dell'animo di una comunità".