Quando la domenica t'affacci sulla piazza "Senatore Mele" subito
t'avvedi ch'è diversa dagli altri giorni. Un gruppettoqua. uno là. i
contadini venuti dalla montagna e dalle campagne circonvicine, discutono
animatamente dei loro affari.
Questo spettacolo domenicale, d'una domenica, squisitamente provinciale,
si ripete anche con più vistosità negli altri giorni festivi. Ma quello
che più ti colpisce non è propriamente il quadretto domenicale, ma il
fatto di avere lì a due passi da tè il "salone".
Che cosa sia poi questo "salone" non è difficile capire.
È la solita barberia di paese, con questo in meno. che non apre tutti i
giorni, ma solo la domenica e negli altri giorni comandati dalle
festività paesane o. se volete, anche nei giorni feriali, sempre che il
cliente affezionato ne faccia cortese richiesta.
Ma se fosse soltanto il "salone " non ci sarebbe niente di
straordinario. E invece lo straordinario c'è. Gli "abitues" sanno che il
taglio dei capelli o la rasatura della barba, sono gli aspetti più
appariscenti, ma i meno importanti. L'importante è quello che nel
"salone " si dice. Si sa che dal barbiere si discute sempre e che nei
saloni cittadini e no. la politica si alterna allo sport e viceversa, ma
nel "salone" del compagno Guercio Eugenio è tutt'un'altra cosa! Non per
nulla è stato battezzato "scuola
guerciana"! E di scuola in verità si tratta. La maggior parte dei
clienti sono di "sinistra", ma non mancano quelli che sono di diverso
partito e non manca nemmeno il prete, quando però
quest'ultimo senilmente pigro non si fa radere a domicilio. Artigiani,
braccianti, insegnanti elementari, piccoli commercianti, questi sono i
clienti affezionati e non del barbitonsore Guercio Eugenio. I più
numerosi — ed è ovvio — sono i contadini, i braccianti, gli artigiani.
Il compagno Guercio è un tipo simpaticissimo. Ma solo barbiere egli non
è. Fa un pò di tutto: coltiva un pezzo di terra lasciategli in eredità
da una vecchia zia assunta in paradiso qualche anno fa, e lavora nella
sua bottega di falegname. Ed è proprio quest'ultima attività quella
principale e che l'occupa di più. Tutto questo però da luogo ad un
inconveniente: la pesantezza della sua mano quando ti mette il rasoio
sulla faccia. Ma le altre sue virtù ti fanno serenamente tollerare le
cattive carezze del suo rasoio. Perché, dopo tutto, non si va da lui per
farsi radere o farsi tagliare i capelli, ma per "apprendere". La sua è
una vera scuola, il cenacolo dove le idee s'incrociano e si collaudano a
vicenda, la discussione ferve nella più piena libertà e i buoni frutti
non mancano. Se la espressione non fosse orribilmente scolastica, si
dovrebbe dire, a giusto riconoscimento dei meriti e delle qualità del
compagno Guercio
ch'è sempre lui a tenere cattedra, a fare la "lezione" e a concluderla
proficuamente. Ma il compagno Guercio non è lusingato dalla lode, anche
la più schiva, egli si sente uno di noi, e tra di noi si muove con
l'animo e il cuore del compagno. Ed anche gli "avversar!" che bazzicano
il "salone", devono in cuor loro riconoscere ed apprezzare le sue
qualità altamente democratiche e la sua squisita cordialità.
Un assiduo frequentatore della "scuola guerciana" è il compagno
Francesco d'Alessandro: un insegnante elementare. Tra costui e il
compagno Guercio si è stabilita un'amicizia più che fraterna. Per il
d'Alessandro il compagno Guercio è "cumpà Genù" e per il Guercio il
d'Alessandro è il "cumpà prufessù". Nei paesi come il nostro, questi
"comparaggi"non mancano e rappresentano, specie nel caso in parola, il
suggello della più fraterna amicizia.
Tutti gli altri sono contadini, artigiani, braccianti, che in attesa di
farsi radere o di farsi tagliare i capelli o dopo averlo già fatto,
partecipano alla discussione, facendosi sempre più attenti quando il
barbitonsore Guercio Eugenio tira le somme oppure onenta il dibattito,
qualora questo devii, o necessiti del suo intervento illuminante.
Nel "salone" più che nella sezione di partito, vive e palpita di vita
sanguigna la grande Idea. È qui che si formano la testa e il cuore dei
compagni, è qui che nei momenti più tristi si ritrovano la fiamma della
fiducia e lo spirito di lotta. Ma nel "salone" non avviene solo questo,
avviene qualcosa di più: si stabilisce un legame stretto e indissolubile
tra intellettuali e classe operaia, in un clima di fraternità e di
affetto.
A pochi passi da questa scuola forse più frequentata, ma con mezzi e
fini sostanzialmente diversi, il forestiero che capiti a Dipignano. può
trovare un'altra scuola, la sacrestia. per cui e sempre salva la
possibilità di scelta.
Noi, per conto nostro, abbiamo già scelto.
F.d'Alessandro
da "Risveglio Cosentino"
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