FLOR: UN VIAGGIO NELLE OPERE DI LUCA SCORNAIENCHI.
Live non ho mai visto i suoi lavori ma una certa conoscenza della
sua arte l’ho avuta sin dal giorno in cui ci conoscemmo. La lontana
estate del 1983, Nocera Terinese. Al mare con i genitori. Io e Luca
ci incontrammo sulla spiaggia. Io come al solito con l’immancabile
pallone sottobraccio. Luca con in mano un pennarello (premonizioni
futuristiche?)…da lì ho iniziato a conoscere la sua arte. Da quel
giorno scuole elementari insieme, scuole medie inferiori insieme,
diplomati lo stesso anno in istituti diversi. Università. E proprio
negli anni accademici che ho captato definitivamente la sua
genialità. E stavolta non mi sono fatto cogliere di sorpresa: “E’ in
libreria il libro di Luca? Lo compro”. È l’occasione per conoscere
più da vicino la sua arte.
FLOR è un libro che viaggia nelle opere di Luca Scornaienchi. È un
insieme di immagini, di illustrazioni, di commenti, di pensieri e di
misteri che danzano e si intrecciano intorno alla figura del suo
autore.
Luca è un artista del nostro tempo che da diversi anni sperimenta
una ricerca artistica inconsueta che ha ottenuto larghi consensi di
critica e di pubblico. Ha collaborato negli anni con il gruppo
reggae Africa Unite e la storica compagnia Mutoid Waste Company. Nel
2001 ha partecipato alla Triennale di Milano e al Festival della
Fantascienza di Trieste.
Oggi a 27 anni, con un pezzo di carta (leggasi laurea) preso nei
suoi momenti liberi, ci presenta la sua prima raccolta di opere e
creazioni in un book che spazia da “Clown” del 1998 a “La fata
carabina” del 2000, originalissima tecnoperformance contro la pena
di morte; da “Quando cadono le stelle” del 1999, installazione di un
disco volante sui ruderi di Piazza Toscano, a “Acido” del 2001,
performance sulle mutazioni del corpo; da “L’angelo caduto dal
cielo” del 2005 a “L’altra metà del cielo” del 2000.
FLOR è un allucinogeno, si legge nell’introduzione, che proietta il
lettore nell’immaginario di un artista che racconta le
contraddizioni del nostro tempo. È un libro che profuma d’amore e
arriva diritto al cuore senza mezzi termini o scorciatoie
perditempo.
Luca è scomparso da qualche giorno da Dipignano, il suo paese
maledetto che gli è sempre stato un pò stretto. “Cinquemila anime,
due bar e un cimitero” è la sua descrizione a chi gli chiede: “E
dduve si?”. Immaginarsi la calma e la quiete di tale paesino che
vengono squarciate e stravolte dalla scomparsa di un giovane.
Indagini, chiacchiere, tagli e cuciti, punti di vista diversi.
“N’artista? Chillu è nu drogatu, me para sempre stranu,,,”. A
Dipignano il concetto di artista ha cinquemila sfaccettature.
Fra le tante dicerie e le varie sfumature sulla presunta fine del
“quadararu sovversivo”, così lo descrive Claudio Dionesalvi nel
libro, si delinea il mondo di Luca: la sua stanza, i suoi modi, i
suoi genitori, la sua somiglianza al Che, la sua ironia e la sua
satira che toccano il culmine in un finale molto noir. Un pacco
viene consegnato dal postino nelle mani della madre che da giorni
sta seduta su un divano con lo sguardo perso nel nulla e di un padre
che come se nulla fosse continua imperterrito a leggere un
quotidiano:…una carta rossa, una scatola gialla, una carta velina
bianca…un libro…FLOR…torno per cena…
Quantunquemente, espressamente, oppuramente pazzo che sia, l’artista
è tornato. |