Alla
presentazione de "Il Fermento" fra i tanti interventi ce n'è stato
uno che più di tutti gli altri ha attirato la mia attenzione. Alfredo (nome
fittizio) ha esordito con queste testuali parole:"La redazione mi ha
invitato a scrivere qualcosa su Dipignano...ma io non so cosa scrivere sul
nostro paese oggi...". Questo è il succo dell'intervento. Sottoscrivo in
pieno queste parole e colgo l'occasione per ampliare il discorso.
Farò il
Censore di questa situazione che vado a presentarvi, proprio come Marco Porcio
Catone, il Censore per antonomasia. Metterò a nudo i dubbi ed i problemi del
nostro paese; quelle problematiche che relegano Dipignano fra quei paesi che
vivono in perenne letargo sotto tutti i punti di vista (letterario, culturale,
sportivo, anche umano) dimenticando i trascorsi e le personalità che per anni
hanno reso celebre l'intera comunità.
Da censore
inizio col puntare il dito contro qualcuno. A chi additare le colpe? Potremmo
delineare una scala gerarchica così formata: Amministrazione; Frazionamento
Geografico; Sentimenti come l'invidia; Abitanti e, ahimè, Giovani.
Analizzo
insieme al lettore i suddetti "colpevoli".
Amministrazione. Sono ormai molti anni che
l'amministrazione è latitante. Si possono contare sulle dita di una mano le
manifestazioni culturali e sociali che negli ultimi 15 anni hanno interessato
il paese. Il problema è che tutti coloro che si susseguono a capo della cosa
pubblica dimenticano facilmente le proposte, le idee, i programmi, i principi
(di cui fanno il loro cavallo di battaglia nei periodi che contano) una volta
che riescono ad accomodarsi sulla fantomatica "poltrona". Ciò che
dico suonerà come la solita frase fatta, come un perseverare a dire sempre le
stesse cose, come la solita voce fuori dal coro. Può darsi; ma è così. E poi
ricordatevi che, per oggi,sono il Censore.
Se l'
Istituzione non opera nella giusta direzione quali e quante saranno le
conseguenze? Prima di proseguire tengo a precisare che il riferimento
all'amministrazione è lungi dall'attaccare l'attuale ente locale. Si tratta di
una critica generale.
Nella
nostra scala gerarchica al secondo posto vi è il Frazionamento. Per
Frazionamento intendo il gioco morfologico a cui la natura ci ha destinato.
Siamo un paese altamente frazionato e le distanze fra le varie contrade hanno
creato una sorta di sub-culture di appartenenza. Sarebbe compito di coloro che
soggiornano nella stanza dei bottoni ricucire le distanze, ridurre i GAP con
una politica o con una cultura di accentramento. Un esempio su tutti.
Nell'ultima settimana di agosto Tessano festeggia il suo protettore. Gli
organizzatori della festa di Tessano hanno lamentato alla Proloco di Dipignano
l'organizzazione di una manifestazione in concomitanza alla festa. Ma si può
parlare di crescita culturale in tutto questo? Siamo in un paese democratico e
libero: se non si gradisce assistere ad una partita di carte, perchè non si può
ascoltare un concerto? Chi lo fa, rema contro.
Seguendo
questo iter introduciamo il terzo tassello della scala gerarchica: l' Invidia
che potremmo chiamare anche assoluto protagonismo o meritocrazia. A Dipignano
il sesto vizio capitale è congenito in molti. Si cerca sempre di svalutare e
sminuire il lavoro degli altri. Un esempio c'è dato dalle varie associazioni
culturali e non che gravitano sul territorio. Tutte le associazioni dovrebbero,
secondo statuto, seguire direzioni diverse ma con un'unica finalità: la
soddisfazione sociale della comunità. A Dipignano non è così. Non esiste una
finalità comune per cui bisogna ringraziare Tizio, Caio e Sempronio insieme.
Nient'affatto. L'unico obiettivo è quello di sentirsi dire bravi, accaparrarsi
tutti i meriti, sentirsi idolatrati e sentenziare: "Chisse su feste...atri
ca l'atre...". Tutti rinchiusi nelle proprie alcove, a cercare di
organizzare chissà che cosa, ad impedire a chiunque di partecipare..."Guai
si parra n'cunu" oppure "Si dumane se sa n'cuna cosa...". Questi
sono i classici comportamenti e tutti ne paghiamo le conseguenze.
Scendendo
ancora per la scala gerarhica troviamo gli abitanti dipignanesi e
soprattutto i giovani dipignanesi che con la loro non curanza ed il loro
quieto vivere (leggasi menefreghismo) affossano sempre di più il paese nelle
sabbie mobili dell'oblio. Volete un esempio che vi faccia capire il
dipignanese? Vi accontento. All'inaugurazione del presente quindicinale
svoltasi presso il Convento dei Cappuccini erano presenti una cinquantina di
persone di cui l' 80% non erano di Dipignano, Tessano e Laurignano.
Manca
l'interesse, non c'è la voglia di tentare, di rischiare. Mai tanto azzeccato
per determinate persone fu il proverbio "...Vutta chijna e mugliera
mbriaca...".
Caro
lettore ho cercato di proporti in modo chiaro e da Censore le carenze del
nostro amato paese. Ma voglio però ricordarti anche il rovescio della medaglia,
cioè i punti positivi che non ho elencato (per ciò faccio un plauso particolare
alla redazione de "Il Fermento" per la lodevole iniziativa) e le
personalità che hanno dato splendore alla nostra comunità e per le quali noi
tutti siamo fieri di essere dipignanesi, tessanesi e laurignanesi: non è vero
Francesco D'Alessandro (professore)? Non è vero Pasquale Rossi ? Non è vero
Eugenio Guercio (poeta)? Non è vero don Ciccio Cozza (prete)? Non è vero
Francesco Mele (avvocato)? Non è vero Mario Valentini (medico)? Non è vero
Giuseppe Marini Serra (giurista)? Non è vero Domenico Caruso (Letterato)? Non è
vero Agostino Aloe (frate)? Non è vero Giuseppe Caruso (letterato)? Non è vero
Maria Carbone (prima donna a capo di una sezione di partito)?
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