Dipignano ed il Risorgimento

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      Le province per volere dei Francesi furono divise in distretti e governi, Dipingano fu inserito nel  Distretto di Cosenza, poi  eletto capoluogo di Governo. La sua Università compren­deva Paterno, Tessano, Pulsano, Aprigliano, Domanico, Bande, Villa degli espulsi, Principato e Castelfranco. Nel 1811, vennero istituiti i Circondari ed i Comuni, Dipignano fu fatto Circondario, e comprendeva le frazioni Tessano e Laurignano, ed  i comuni: Carolei, Domanico e Paterno. Tale ordinamento rimase anche fino alla divisione della Calabria  nelle tre province: Cosenza, Catanzaro e Reggio. In questo periodo  comincia la decadenza  dell’artigianato del rame ed il Caldora sottolinea che :” Senz’altro l’attività andava meglio, quando si lavorava il rame di Messina. Quello di Napoli, più. costoso, fece sì che si ottenessero prodotti non solo più dispendiosi, ma anche scadenti a confronto di quelli della concorrenza”.
Un grande del periodo  fu Giuseppe Marini-Serra era nato a Dipignano nel settembre del 1801 ed aveva studiato a Napoli,  nel 1823 sostenne l’accusa contro Nicola De Matteis, prefetto della Calabria Citra, il quale aveva tentato di fare imprigionare un gran numero di onesti cittadini per il profitto personale. Il Marini-Serra, quale pubblico accusatore  fece condannare il De Matteis ed i suoi complici  a dieci anni di relegazione. Uomo leale e coraggioso, Giuseppe Marini-Serra acquistò fama di valente giurista, tanto da essere annoverato tra i maggiori esponenti del Foro napoletano.
Si ricordano inoltre, patrioti come: Grazia De Prezi,  un certo Valentini, non meglio identificato, ed, infine, un tal Giuseppe Mele, omonimo del famigerato brigante Peppe.
Accanto a questi nomi va ricordato Domenico Caruso, che si segnalò per  l’austerità dei costumi, per la moralità e l’ingegno. Il suo sapere spaziava dalla letteratura italiana e latina, alla filosofia, alla matematica e fisica nonché alla chimica.
Personaggi di tale spessore morale hanno contribuito senz’altro a tenere alto il ricordo di Dipignano unitamente allo splendore dell’artigianato locale. l’Unità d’Italia acuì la concorrenza dell’industria contro l’artigianato ed il crollo di leggi e balzelli incrementò lo scambio commerciale fra le varie regioni italiane e Dipignano  risentì  subito la sola negatività del nuovo commercio, non sapendo approfittare delle nuove possibilità che gli venivano offerte dall’apertura delle dogane e dalla esperienza altrui. Il terremoto catastrofico del 1854, arrecando grave danno sia alle abitazioni che alle botteghe dei vari rioni, provocando un considerevole numero di morti e di feriti, accentuò la decadenza dell’arte ramara.
Una nota del giugno 1859, del Ministero borbonico per l’Agricoltura, Industria e Commercio, sottolineava che nelle fonderie di Dipignano lavoravano, per 12 ore al giorno, 55 operai.