Quando
si menzionano i poeti in vernacolo calabrese più in vista
del Novecento il nome di Francesco Saverio Perri
(1906-1976) non compare.
Gli si fa un torto perché il poeta di Tessano, piccola
frazione di Dipignano, al pari di altri "cantori" spesso
dimenticati, merita di essere annoverato tra i
rappresentanti della poesia popolare contemporanea.
L'occasione per una piena rivalutazione di Francesco Saverio Perri
è una rivisitazione della sua opera poetica venne
offerta dalla pubblicazione dei volumi "Una linea di vita"
(Edizioni "II Gruppo", Cosenza) e "Poesie satiriche e
farse di carnevale" (Edizioni Brenner. Cosenza, 1980).
Se effettivamente la notizia della morte di Perri, nel gennaio del 1976,
passò sotto silenzio sulla stampa locale, la pubblicazione e
la presentazione dei volumi ebbe il merito di ridestare
l'interesse della critica nei suoi confronti (grazie al
certosino lavoro di raccolta e di riordino della produzione
poetica compiuto dal figlio del poeta, prof. Attilio Perri.
critico letterario) restituendoci il ritratto di un poeta
semplice, schivo, polemico e nel contempo di un uomo di
saldi principi etici e di profonda umanità.
Con la sua scomparsa, la poesia popolare calabrese si
ritrovò, a mio giudizio, più povera. Non solo di un poeta di
razza, che per più di quarant'anni Perri incalzò con i versi
di una tragicommedia umana e di costume. Ma anche di un
uomo, inconsapevole, di aver consegnato alla storia della
sua comunità e della Calabria intera. pagine di autentica
poesia e di densità meditativa.
Perché Perri, scomparso a 70 anni nella sua casa di Tessano
che ogni giorno gli regalava la magica visione del suo
piccolo borgo, fatto di uomini e di cose semplici, è stato
un autore fedele a sé stesso e a tutto ciò che ha saputo
lasciarci in eredità. Sentivi il fascino della cultura -
scrive il figlio nella prefazione alla raccolta 'Una linea
di vita' - proprio tu che. per ragioni economiche. da
fanciullo, avevi dovuto abbandonare i banchi della scuola
per sopravvivere.
Suscita meraviglia il modo con cui hai saputo armonizzare
interessi di natura scientifica con quelli letterari...
Meritavi un premio - aggiunge Attilio Perri - e se non
altro, per le ore passate a tavolino a meditare, a
cesellare, in varia musicalità, i tuoi sentimenti ora
delicati, ora tristi, ora ferocemente satirici, ora ardenti
di fede cristiana... in tutto vedevi l'impronta di Dio...".
Con "La mia vita", "L'acqua delle uallume dei briganti",
"Fortuna mia". "Gente e tempra", "Consigliu d'oru", per
ricordare solo alcuni titoli delle poesie in vernacolo,
Perri ha dipinto una Calabria "minore", che sembra non
far
storia, ma che è ricca di vicende con le sue donne
sconfitte, coniugi lacerati da spente convivenze, famiglie
divise dall'odio, nidi di vipere svuotati dal consumismo,
amanti della "leccata" in "clima" elettorale.
Su questi personaggi messi in evidenza con uno stile
poetico soffice e corrosivo Perri si è chinato con umana
pietà e con un pizzico di ironia e di commiserazione, con la
sua capacità di scavare sotto le apparenze e di penetrare
nei segreti dell'animo umano,
rivelando
microcosmi che vanno al di là di quella Calabria che è stata
la sua lente d'ingrandimento ed entrando nel cuore di tutti.
Con la massima discrezione, Perri ammonisce: "Nun c'è
bisognu de sentenze e leggi/ ne de prumisse ccu scadenze
mai./ Giustizia e pane circanu la gente/ e giustamente nun
s'arrennu mai".
E ancora: "Figliolu caru, senta cchi te dicu: /ssi tiempi
fannu ciangere u passatu,/ quannu senza ngannà lu suonnu e
stare all'erta/ bastava l'onestà nò la scuppetta".
Anche attorno agli episodi minimi della sua vita, si forma
un'atmosfera di fatalità poetica. E quale coraggio ha nel parlare di se: delle
cose più nascoste e delicate, che nascono dalla zona più
profonda o dalla fine punta dell'anima. Così nascono
splendide liriche: "A pupa mia", "Era na stella", "La
natura fa legge", "Primo amore", "Sempre la stessa cumpagna",
"U cantastorie", i cui versi invitavano a una profonda
riflessione sul vissuto.
Un esempio: "L'aria che respiriamo è acre e amara come il
limone verde. La vita della gente è avvelenata tanto. Povero
mondo! Poveri innocenti !.....
Clinici di ogni continente sono a consulta per debellare il
male che affligge il mondo intero... più la forca non serve
o la tortura ne cella oscura. Meglio educar la vita più saddice, e inocular nell'animo grigio sentimenti di pace,
giustizia e libertà" (da 'Sentimenti purissimi').
I versi di Perri ci obbligano a pensare, riconducono la
mente a percepire i limiti della scienza, a ricordare che
solo l'amore può salvarci.
Allora è bene che dei versi ammoniscano un'umanità dallo
sguardo perduto che si avvia verso l'abisso, che ognuno è
immerso nel proprio inferno personale ; ma nel contempo,
con autentico senso profetico, che è religioso e laico
insieme, ecco l'invito a capire che questo clamore
apocalittico sta risanando il mondo.
Poesia di autentico spessore, "Sentimenti purissimi" è un piccolo gioiello
nel
gioiello, che ci impone con chiara evidenza le corde di una intensa partecipazione della poesia
alla vita.
La voce di Francesco Saverio Perri,
anche se critica, non è mai catastrofica ma si riappropria
del significato, della funzione della poesia, intesa come
scuola di democrazia, la sola forma di pensiero che rida dignità alla persona. Personalmente
ritengo che quella dei buoni
versi debba costituire un'autentica privilegiata forza
d'urto contro la dilagante sconsacrazione dei valori.
Perri, già all'inizio degli anni settanta, consapevole che
i tempi sono tali da poter presagire lo spiffero del mutismo dell'afasia, cerca di contrastare, a
viso aperto
pessimismo e sfiducia, anzi riassumendo la sua poesia nel
motto "spes contra spem": sperare anche quando
tutto sembra contraddire la speranza.
Perri ha vissuto la poesia come luce, ultima forma di
conoscenza, come intelligenza d'amore che sta proprio nel
cuore della disperazione. Poeta che avverte "fin quando
l'uomo canta e tornerà
a cantare, c'è ancora speranza non
solo per l'individuo ma per la stessa società". |