Il Mediterraneo

Home

                                                                                                                Il suo fascino, la sua storia, le rotte commerciali  (*)                        

 Mediterraneo vuol dire in mezzo alle terre. Di mezzo a numerose terre, popoli e culture diverse;  di mezzo alla storia, crogiolo e crocevia di mondi che hanno segnato il cammino dell’umanità: la civiltà fenicia, egizia, greca, romana, e poi l’ebraismo, il cristianesimo, l’islam.

   Il Mediterraneo ci appare, fin dalle epoche più remote, un luogo predestinato per l’incontro e la compenetrazione di civiltà e di lingue diverse, un trait-d’union essenziale nella storia del mondo.

Questo incontro, questa fusione si sono operati anzitutto attraverso il mare, lungo le coste, per opera di navigatori. Nel Mediterraneo sono nate e vivono ancora identità culturali  molto forti, che nei secoli si sono incontrate, scontrate, contaminate disegnando un modello, quello appunto mediterraneo, che reca un duplice segno: la diversità, il miscuglio.

Nessun altro fra i mari interni ha certamente avuto tanta parte, quanto il Mediterraneo, nella storia e nella civiltà umana.

Tre continenti vi si affacciano, con le regioni che furono sedi delle più insigni e antiche forme di vita civile; non solo, ma quando le vie terrestri ancora mancavano o erano insicure e difficili, le acque mediterranee furono il tramite per i primi scambi, le colonizzazioni, l’espansione commerciale.

Qui comparvero le prime flotte, qui si perfezionò l’arte della navigazione, qui si affaccendarono mercanti e armatori, pescatori e marinai, con il permanere di una vita economica più o meno o intensa ma sempre presente, che subì certamente i contraccolpi degli avvenimenti storici ma rappresentò una continuità vitale che giunse spesso a superare confini etnici e linguistici.

   Attorno al Mediterraneo si sono sviluppati viaggi e commerci, pesca e guerre; il Mediterraneo ha assistito alla nascita di Venere, alla perenne dialettica fra Scilla e Cariddi e a mitiche navigazioni

   Per la sua natura di mare interno, ha avuto una sua storia, naturalmente legata in modo diretto a quella dei paesi circostanti. Dopo aver conosciuto le brillanti imprese marinare dei Fenici e dei Greci, dopo essere stato teatro di prosperità e potenza in età romana, il bacino del Mediterraneo conobbe periodi oscuri quando dopo la caduta dell’Impero, fu infestato dai pirati e vide diminuire i traffici mercantili.

A una nuova fase di fortunata attività di navigazione e di commerci per opera degli Arabi e poi delle repubbliche marinare italiane, seguì una lunga decadenza e quasi la paralisi: i Turchi bloccarono le vie verso l’Oriente, mentre la scoperta delle rotte dell’Atlantico convogliava le navi e gli interessi delle nuove potenze marittime verso Occidente.

   Per secoli, gli uomini del Mediterraneo, quelli delle isole e delle penisole, degli altipiani, dei litorali e dei deserti sono emigrati; hanno commerciato, navigato con le loro imbarcazioni. Per secoli i dromedari arabi hanno attraversato il deserto, i pastori sono saliti e scesi in montagna o a valle in cerca di pascoli freschi; per millenni i mercanti hanno trasportato merci e cultura, costumi e religioni, epidemie e malattie dall’oriente all’occidente e dal mare sono arrivati speranze e pericoli, guerrieri e anacoreti, nuovi idiomi e nuove civiltà.

E così, nel corso dei millenni, intorno al Mediterraneo, è nata una grande civiltà caratterizzata da identità diverse, capaci di trasformare e di forgiare, in un insieme armonioso, le varie culture.

Per millenni, attorno alle sue sponde, è stato tutto un disgregarsi e un riallacciarsi di legami. Per usare una suggestiva  immagine suggerita dal musicista cretese Jannis Markopoulos, si potrebbe dire che questo mare unisce da millenni i popoli mediterranei come il sangue vivificatore che scorre fra gli organi di un unico corpo.

…  Nella visione complessiva del succedersi delle età del mondo e degli imperi (dagli assiro-babilonesi ai romani) due idee principali sono da evidenziare: la storia ha marciato da est a ovest e gli imperi sono fioriti e decaduti secondo un segreto disegno divino, nel quale il Mediterraneo ha giocato la parte di teatro privilegiato. L’impero romano che per primo unificò tutto il Mediterraneo e quindi tutto il mondo, fu l’ultimo impero e la sua fine fu anche la fine del mondo. In questa unione di storia sacra e profana due furono le capitali del Mediterraneo, Gerusalemme e Roma, ma fu la seconda a comandare gli sviluppi della storia terrena, a creare l’unità del mondo antico, un solido ponte culturale e commerciale tra l’Europa e l’Oriente, e nel promuovere un’era di benessere e di relazioni tra i popoli.

I romani furono i primi e gli unici dominatori che unirono il Mediterraneo intero; ne mutarono pure il punto nodale. Non soltanto tutte le strade, ma anche tutte le rotte sul mare portavano a Roma.

  Navigare necessario est, vivere non nocesse: “navigare è necessario vivere non è necessario”.

Queste parole furono rivolte, a quando narra Plutarco, da Pompeo ai soldati romani che non volevano affrontare il mare in tempesta per trasportare nell’Urbe il grano delle province. Roma aveva bisogno di quel grano, voleva dire il generale, e dunque il trasporto era più necessario della stessa vita…

   Una fase nuova di vita e di attività si aprì nel Mediterraneo dal secolo VII in avanti per la comparsa e la prodigiosa diffusione dell’Islam per opera degli arabi, che propagatisi rapidamente sulle coste asiatiche e nordafricane del Mediterraneo si attestarono saldamente anche su quelle europee. Senza l’Islam, ad esempio, la Sicilia, ma anche l’Italia, non sarebbero quello che sono oggi. Fu la poesia dei poeti arabi a influenzare i poeti siciliani alla corte di Federico II, precursori del toscano “Dolce stil novo”. Agli arabi si devono innovazioni in campo agrario e idraulico, e l’arrivo di gelsi, canapa, canna da zucchero, riso, datteri, aranci, limoni. Ma più di tutto la Sicilia islamica, assieme all’Andalusia, fu un esempio altissimo di civiltà cosmopolita, multi razziale e multi confessionale: gli arabi ci hanno insegnato l’ozio  e la tolleranza, due beni preziosi che le nostre civiltà, avanzate e frenetiche, dovrebbero, a mio giudizio, recuperare.

La riscossa dell’occidente cristiano partì dall’iniziativa delle nostre repubbliche marinare, i cui mercanti rinnovarono i rapporti commerciali con Costantinopoli, rimasta emporio di traffici intensi.

…Da quanto detto appare evidente come la civiltà del Mediterraneo è essenzialmente storia della marineria che è, ancora ai nostri tempi, un elemento non dissociabile dallo sviluppo di una storia economica e sociale.

   Il Mediterraneo è stato per lungo tempo il centro del mondo, anzi più che il centro del mondo, era il mondo stesso.

Studiando il famoso relitto di Ulu Burum, in Turchia, che tremilacinquecento anni fa trasportava un carico prezioso e miseramente naufragò sulle coste d’Anatolia, gli esperti hanno dedotto dai reperti raccolti sul fondo del mare che l’equipaggio di quella nave doveva essere mista. Micenei, fenici, egiziani, navigavano assieme; una prova che i contatti, gli scambi, le intese tra le genti mediterranee già in epoche così lontane erano intensi.

   I primi popoli del Mediterraneo assorbivano da altre culture e lasciavano assorbire la propria da altri. Nella prima luce della storia, è emblematica la vicenda dei micenei. A loro, si deve la fitte rete di scambi culturali e commerciali sullo sfondo di un’epoca già storica ma ancora confusa con il mito. Tempo di un mondo immortalato dai versi di Omero; sono micenee le architetture della città a sfondo dei canti dell’Iliade e dell’Odissea; poemi in lingua greca, ma generati da un tempo ancor più antico.

…Così, in queste pagine, che spaziano tra memoria, costume, ambiente ho cercato di dare una visione complessiva del Mediterraneo come luogo unico sulla Terra e come straordinario universo che lega insieme i fili della storia dell’uomo, riassumendo gli aspetti e gli eventi fondamentali della società antica. La storia, che come il sole sorge a oriente, è cominciata con le civiltà fluviali dell’Asia, dove l’unione prodotta dal fiume diede vita agli imperi di un unico signore. Ben più complessa è stata la rete di comunicazioni prodotta dal contatto fra la terra e il mare che costituisce i “mediterranei “ e che sembra particolarmente adatta ad alimentare uno speciale tipo di vita costituito dalla libertà, dallo spirito di commercio che si innalza al valore di coraggio.

   Fenici, egiziani, Greci, Arabi, Romani, tutte le civiltà del passato si sono scambiate saperi, tecniche ed arti, attraverso quella gigantesca “autostrada” dell’antichità che è stata il Mediterraneo.

   Europa, Africa e Asia, mondi e culture apparentemente inconciliabili tra loro, si sono fuse in un unicum irripetibile che ha condizionato cinque millenni di vita.

Insediamenti, migrazioni, guerre, conquiste, imprese, avventure: tutto è passato attraverso il Mediterraneo, primario “veicolo” di civiltà.

   Il Mediterraneo dal grande fascino è quanto mi aiuta a chiudere questo testo. Lo farò citando il pensiero di Fernand Braudel che si chiese un giorno e scrisse: “Il Mediterraneo? Un’immensa spugna che si è lentamente imbevuta di ogni conoscenza”.

 

(*) L’elaborato è risultato vincitore della XII edizione del Premio Letterario “Galeazzo di Tarsia”. La commissione giudicatrice (formata da Paolo di Tarsia, presidente del premio; Gabriele Turchi, segretario coordinatore; Fausto Cozzetto, docente presso l’Università della Calabria; Franco Volpe, storico) ha premiato all’unanimità il lavoro di Franco Michele Greco ,scrittore dipignanese, autore di libri orientati in un ambito storico-antropologico.

“E’ un lavoro accurato -ha sostenuto la giuria- che si impone all’attenzione come un eccellente saggio,perfettamente centrato sul tema del concorso: Il Mediterraneo, incrocio di civiltà tra i popoli, ove l’esposizione gradevole e la fluidità e proprietà del linguaggio sono pari alla ricchezza delle informazioni culturali”.

   “Con osservazioni ed elaborazioni originali – ha ribadito l’Avv. Paolo di Tarsia- Franco Michele Greco non perde mai la tensione del suo filo conduttore, dal quasi poetico inizio alla certezza di un Mediterraneo visto come uno spazio di cultura irripetibile; fino a ‘i signori del mare tra miti  e commercio’, capitolo centrale dove, con ricchezza di dati, sono messi in evidenza costante commerci e traffici marittimi come occasioni di incontri fra i popoli del bacino mediterraneo”.